
La grande stagione del calcio europeo è giunta al termine. Molte grandi squadre del Vecchio Continente saranno ancora impegnate nel nuovo Mondiale per club, ma per quanto concerne Conference, Europa e Champions League i giochi sono fatti. Ad aggiudicarsi le 3 coppe internazionali sono state quest’anno il Tottenham, il Chelsea e il PSG. Gli Spurs hanno salvato di fatto la stagione, il Chelsea è diventato la prima squadra a mettere in bacheca tutte le coppe europee e i francesi hanno vinto la prima Champions di tutta la loro storia. Ma quali sono i tratti distintivi delle “regine” d’Europa?
L’impresa del Tottenham in Europa League
Ange Postecoglou ha indubbiamente compiuto un lavoro encomiabile al Tottenham, che nell’ultima stagione navigava tra i bassifondi della classifica di Premier League, pur non rischiando la retrocessione. Per l’ironia della sorte, gli Spurs quartultimi in campionato hanno affrontato nella finale di Europa League il Manchester United che ha chiuso invece in sestultima posizione. I Lilywhites hanno comunque dimostrato in più frangenti di poter essere pericolosi, giocando a ritmi molto elevati anche contro i Red Devils. In zona offensiva i cross hanno causato spesso incertezza nelle difese avversarie e giocatori come Pape Sarr sono stati rivestiti di un ruolo eminente a centrocampo con il recupero dei palloni. Il vero punto di forza del Tottenham però è stato nella difesa, capace di gestire al meglio le verticalizzazioni altrui e arretrando quando necessario il baricentro della squadra. La differenza di rendimento tra campionato e coppa l’ha spiegata lo stesso Postecoglou dopo la vittoria dell’Europa League, parlando di come nei match ad eliminazione diretta siano la convinzione generale e la limitazione delle folate avversarie a fare la differenza. Una volta passati in vantaggio nella finale, è stato paradossalmente più agevole bloccare le sortite dello United.
Il trionfo annunciato del Chelsea in Conference League
La Conference League è un torneo che sta crescendo a poco a poco. Da quando è stato istituito, però, era la prima volta che ad iscriversi l’albo d’oro fosse una big del calcio internazionale. Va detto, comunque, che il divario tecnico nei confronti di tutte le altre partecipanti era più che netto. Già ad agosto si poteva evincere dalle quote dei preliminari di Conference League - nei quali i Blues hanno affrontato il Servette - che il Chelsea fosse la formazione più temibile di questa edizione della competizione. Gli inglesi non hanno potuto contare solo su notevoli qualità individuali, ma anche su un gioco collaudato, che si caratterizza per la consapevolezza degli spazi e per il fraseggio corto anche nelle zone più calde del campo. All’occorrenza il Chelsea si è dimostrato abile nel difendersi per contrattaccare, creando un’importante superiorità numerica dietro la linea difensiva degli avversari. Le uniche rivali in grado di potergli contendere la coppa erano il Real Betis e la Fiorentina, ma i londinesi sono stati anche fortunati nell’incrociare solo una delle due, peraltro proprio in finale.
La prima vittoria del PSG in Champions League
Un successo senza precedenti quello riportato dai francesi nella competizione europea più importante. Il Paris Saint-Germain non aveva mai sollevato la coppa “dalle grandi orecchie” nel corso della sua storia e per vincerla ha voluto strafare, registrando la più grande differenza reti mai vista in una finale. A farne le spese è stata l’Inter, che non è quasi mai riuscita ad arrivare dalle parti di Gigio Donnarumma nel 5-0 messo a referto dai ragazzi di Luis Enrique. Marquinhos & co. hanno palesato una forte solidità difensiva senza rinunciare ad una manovra ragionata e ben costruita. Cancellato il luogo comune sulla collezione di figurine: a brillare in finale è stato un ventenne come Désiré Doué, alla primissima esperienza in Champions. Non solo: il PSG è stato sagace nel limitare il gioco degli avversari, anche di fronte alle grandi squadre inglesi. Sapendo che l’Inter era solita iniziare l’azione direttamente da Sommer, in finale è bastato pressare il portiere nerazzurro per mandare i meneghini in confusione. Non manca una nota di colore azzurra, con Donnarumma che è entrato definitivamente nel gotha dei migliori portieri italiani di sempre avendo messo in bacheca due trofei importantissimi tra club e nazionale. Insomma, trovare un punto debole sembra quasi impossibile. A questo punto niente impedisce ai transalpini di puntare anche al Mondiale per club… |